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Da rosa ad erbaccia, il passo breve

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Non conobbi altro traboccar dall’orlo…

Il miracolo d’espellere le spine

tra le maglie d’un cancello arrugginito

fu simile ad un miraggio in terra d’Africa

 

Da rosa ad erbaccia, il passo breve

e tra le pietre restarono ferite assedi ed ombre

frammenti d’ali e piume ed ossa

nutrirono il fango con la pioggia

 

Fu la fine sulla lama d’una parola

per l’anima squarciata da tempeste

a me note e sconosciute a chi pretese

di guarire la vita dai suoi mali

 

Fu il riemergere dai flutti anche dai lutti

a frammenti a stille a schegge a lampi

per cercare nuova forma e resistenza

a correnti avverse demoni esultanti

 

Fu il mutare nel rimembrare essenze

svaporate o forse sotterrate

il volo bruco – farfalla, tatuato

da chi s’ostinò tenace oltre la pelle.

 

 Vincenzo Corsaro - 05/04/2024 09:21:00 [ leggi altri commenti di Vincenzo Corsaro » ]

Non sempre si ha la forza o la capacità di lasciar andare gli aspetti negativi che ci portiamo dentro, non riuscendo così a sbocciare come una rosa. Oppure può succedere che "la lama d’una parola" recida il gambo del bellissimo fiore che eravamo. In questi casi ci si sente "erbaccia" in preda ai venti di tempesta che gli altri non vedono. Però nella parte finale risalta la voglia di non arrendersi, di riemergere e un passo alla volta aprire le ali e poi volare come una farfalla. Brava, è così che bisogna fare in questi casi. Bella, profonda e apprezzata. Una serena giornata Rosetta :)

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